Nella prima “puntata”, abbiamo fatto un accenno a quante doti, tecniche ma anche psicologiche, siano richieste ad una Guida Equestre, insegnante a tutti gli effetti ma anche “dispensatore di emozioni” in contesti turistici dove il paesaggio parla già da sé.
Addentrandoci un po’ di più negli aspetti psicologici; sicuramente alla Guida si richiedono doti di comunicazione, che comprendono il linguaggio verbale ma anche quello del corpo, proprio e degli allievi.
Oltre a comunicare, fondamentale è la capacità di ASCOLTO, instaurando un rapporto fondato su accoglienza e reciproco rispetto.
Non meno importante è il SAPER OSSERVARE. Anche in una passeggiata apparentemente semplice è necessario dare delle indicazioni, fare delle osservazioni e delle correzioni agli allievi perché tutto venga percepito come esperienza positiva, fatta nella massima sicurezza e da ripetere.
Nel corso di un’escursione o di un trekking ci si ritrova a condividere momenti quotidiani di vita, dal pasto alla notte in rifugio, e questo senza dubbio amplifica le emozioni, siano esse positive o negative. Tra i partecipanti molte volte si fortificano i legami, ma può essere che, complice la stanchezza, si rompano degli equilibri. E allora la Guida diventa mediatore e la persona che cerca di riportare la serenità.
La Guida diventa poi anche l’amico/a con cui confidarsi, proprio perché l’esperienza del viaggio porta a liberarsi di pensieri e problemi personali…
Ogni escursione o trekking ha poi delle variabili differenti, anche nell’ambito dello stesso tragitto, perché magari ci sono condizioni climatiche differenti che suscitano emozioni differenti…
E quando il problema è il binomio cavallo/cavaliere? Alla prossima puntata per capire cosa fare!
Giorgia Ferrero